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La Parola quotidiana di Dio: Conoscere Dio | Estratto 40

7 27/05/2020

Valutazioni su Giobbe da parte di Dio e nella Bibbia

Giobbe 1:1 C’era nel paese di Uz un uomo che si chiamava Giobbe. Quest’uomo era integro e retto; temeva Iddio e fuggiva il male.

Giobbe 1:5 E quando la serie dei giorni di convito era finita Giobbe li faceva venire per purificarli; si levava di buon mattino, e offriva un olocausto per ciascun d’essi, perché diceva: “Può darsi che i miei figliuoli abbian peccato ed abbiano rinnegato Iddio in cuor loro”. E Giobbe faceva sempre così.

Giobbe 1:8 E Jahvè disse a Satana: “Hai tu notato il Mio servo Giobbe? Non ce n’è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Iddio e fugga il male”.

Quale elemento chiave cogliete in questi passi? Questi tre brevi versetti scritturistici si riferiscono tutti a Giobbe. Seppur brevi, essi affermano chiaramente che tipo di persona fosse. Tramite la descrizione del comportamento quotidiano e della condotta di Giobbe, essi rendono universalmente noto che, lungi dall’essere ingiustificata, la valutazione che Dio espresse su Giobbe era fondata. I testi rivelano che sia la stima di Giobbe da parte degli uomini (Giobbe 1:1), sia la sua valutazione da parte di Dio (Giobbe 1:8), entrambe sono la conseguenza di ciò che Giobbe compì di fronte a Dio e agli uomini (Giobbe 1:5).

Per iniziare, leggiamo il primo passo: “C’era nel paese di Uz un uomo che si chiamava Giobbe. Quest’uomo era integro e retto; temeva Iddio e fuggiva il male”. Questa proposizione, che è la prima valutazione su Giobbe nella Bibbia, rappresenta il giudizio che l’autore del libro dà di Giobbe. Ovviamente rappresenta altresì la valutazione di Giobbe da parte degli uomini, cioè “Quest’uomo era integro e retto; temeva Iddio e fuggiva il male”. Leggiamo quindi la valutazione che Dio formula riguardo a Giobbe: “Non ce n’è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Iddio e fugga il male”. Delle due, una venne dall’uomo e l’altra ebbe origine da Dio; si tratta di due valutazioni con lo stesso contenuto. Quindi, si può vedere che il comportamento e la condotta di Giobbe erano noti agli uomini, nonché lodati da Dio. In altri termini, la condotta di Giobbe di fronte agli uomini e la sua condotta di fronte a Dio erano identiche; egli deponeva in ogni momento il proprio comportamento e le proprie motivazioni al cospetto di Dio, affinché potessero essere osservati da Lui, ed era un uomo che temeva Dio e fuggiva il male. Quindi, agli occhi di Dio, tra tutte le persone della terra solo Giobbe era integro e retto, nonché un uomo che temeva Dio e fuggiva il male.

Manifestazioni specifiche del timore di Dio e della fuga dal male nella vita quotidiana di Giobbe

Esaminiamo ora alcune manifestazioni specifiche del timore di Dio e della fuga dal male da parte di Giobbe. In aggiunta ai passi che precedono e seguono, leggiamo Giobbe 1:5, che riporta una delle manifestazioni specifiche del timore di Dio e della fuga dal male da parte di Giobbe. Si tratta di come Giobbe temeva Dio e fuggiva il male nella sua vita quotidiana; la cosa più evidente è che egli non solo faceva ciò che doveva in nome del timore di Dio e della fuga dal male suoi personali, ma offriva altresì regolarmente olocausti a Dio per conto dei figli. Egli temeva che, durante i loro banchetti, essi avessero spesso “peccato e rinnegato Iddio in cuor loro”. Come si manifestava un simile timore in Giobbe? Il testo originale lo racconta così: “E quando la serie dei giorni di convito era finita Giobbe li faceva venire per purificarli; si levava di buon mattino, e offriva un olocausto per ciascun d’essi”. La condotta di Giobbe ci mostra che, invece di palesarsi nel comportamento esteriore, il suo timore di Dio proveniva dall’intimo del cuore ed era riscontrabile in ogni aspetto della sua vita quotidiana, in qualsiasi momento, giacché egli non si limitava a fuggire il male in prima persona, ma offriva altresì spesso olocausti per i suoi figli. In altri termini, Giobbe non solo temeva grandemente di poter peccare contro Dio e di rinnegarLo nel proprio cuore, ma si preoccupava altresì che i suoi figli avessero peccato contro Dio e Lo avessero rinnegato nei loro cuori. Da ciò si può vedere come l’autenticità del timore di Dio da parte di Giobbe supera un esame accurato e si pone al di là di ogni dubbio per chiunque. Egli si comportava così occasionalmente o di frequente? La frase finale del testo recita: “E Giobbe faceva sempre così”. Il significato di tali parole è che Giobbe non si recava a trovare i figli occasionalmente, o quando gli faceva piacere, e non si limitava a confessare Dio con la preghiera. Invece, mandava regolarmente i suoi figli a santificarsi, e offriva olocausti per loro. Nel testo, il termine “sempre” non significa che egli lo faceva per uno o due giorni, o solo per un momento. Indica che la manifestazione del timore di Dio da parte di Giobbe non era temporanea, non si limitava a un sapere teorico o a belle parole; anzi, la via di temere Dio e fuggire il male guidava il suo cuore, modellava il suo comportamento ed era intimo fondamento della sua esistenza. Il fatto che egli si comportasse così continuamente indica come spesso, nel suo cuore, egli temesse di poter peccare egli stesso contro Dio, e temesse inoltre che i suoi figli o le sue figlie potessero a loro volta peccare contro Dio. Ciò rivela quale peso la via di temere Dio e fuggire il male avesse dentro al suo cuore. Si comportava così di continuo perché, interiormente, era spaventato e timoroso di aver compiuto il male e peccato contro Dio, e di aver deviato dalla via di Dio, diventando incapace di soddisfarLo. Allo stesso tempo, era inoltre preoccupato per i suoi figli e le sue figlie, per paura che essi avessero offeso Dio. Questa era la condotta normale di Giobbe nella sua vita quotidiana. Ed è appunto una simile condotta abituale a confermare che il timore di Dio e la fuga dal male di Giobbe non erano parole vuote e che egli viveva veramente simili realtà. “E Giobbe faceva sempre così”: queste parole ci narrano i gesti quotidiani di Giobbe davanti a Dio. Dato che agiva così incessantemente, il suo comportamento e il suo cuore giungevano a Dio? In altri termini, Dio Si compiaceva spesso del cuore e del comportamento di Giobbe? E in quale condizione e in che contesto egli agiva sempre così? Alcuni dicono che agiva in tal modo perché Dio gli appariva di frequente; altri dicono che lo faceva spesso perché voleva fuggire il male; altri ancora che forse pensava che le sue ricchezze non fossero pervenute con facilità, che era consapevole del fatto che gli erano state concesse da Dio e per questo era molto preoccupato di perdere i suoi beni se avesse peccato contro Dio e Lo avesse offeso. C’è del vero in queste ipotesi? Chiaramente no. Perché, agli occhi di Dio, ciò che Egli accettava e amava di più in Giobbe non era semplicemente il fatto che agisse sempre così, ma piuttosto la sua condotta dinanzi a Lui, agli uomini e a Satana, una volta che fu consegnato a Satana e tentato.

La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso II”

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