Nel corso della vita, è inevitabile affrontare successo e fallimento. Molti sono felici quando hanno successo, e frustrati ed afflitti quando affrontano un fallimento. Ci sono anche molte persone che investono ogni sforzo nel desiderio di raggiungere il punto in cui si realizzino tutte le loro speranze, ma spesso le cose non sono come vorrebbero. Per questo motivo, molti ritengono che questa vita non sia quella che desiderano. In passato, anch’io mi basavo sempre sulle mie capacità personali nel lavoro che svolgevo, e tutto ciò che ne ricavavo era il dolore del fallimento. In seguito, però, dopo aver fatto determinate esperienze, il mio punto di vista si è alquanto trasformato: tranquillità nel successo, e calma nel fallimento – la cosa migliore è obbedire alla sovranità e alle disposizioni di Dio, in tal modo si riesce anche ad affrancarsi e ad essere liberi nella vita.
Poiché spiccavo in ambito sportivo, ci fu una volta in cui rappresentai la mia scuola a una gara di corsa a livello cittadino. In precedenza, quando partecipavo ad attività sportive a scuola, nella corsa vincevo sempre ogni medaglia d’oro. Di conseguenza, ero pieno di fiducia per la gara, e sprezzante nei confronti di tutti gli altri, proprio come se fossi un grande eroe dello sport. Durante l’allenamento, prima della gara, ero indisciplinato, e fra me e me pensavo: ad ogni modo, con il mio talento è praticamente certo che vincerò la coppa, e la gara è soltanto una corsa, tutto qui. Ma la mamma mi aveva sempre detto: “La cosa più importante non è il piazzamento che ottieni; ciò che importa di più è imparare ad affidarsi a Dio ed essere in grado di sperimentare la Sua opera. Affida tutto a Dio, perché solo obbedendo alla Sua sovranità potrai essere calmo e sollevato. Se conti su te stesso, fallirai di certo”. In teoria, sapevo che quanto diceva mia madre era giusto, ma in cuor mio pensavo: “Dio è l’unico vero Dio che ha creato l’universo e tutto ciò che contiene. È proprio necessario disturbarLo per una gara tanto piccola? Inoltre, il risultato della gara non desta alcuna preoccupazione, poiché il premio in sostanza è una cosa che potrei semplicemente prendere allungando la mano”.
In un batter d’occhio, il giorno della gara era arrivato. Entrai nello stadio a grandi falcate, e vidi atleti che erano giunti da svariati distretti scolastici; si strofinavano tutti le mani nell’attesa, ansiosi di provare. Guardare le loro divise professionali e coordinate, e il modo ordinato e disciplinato in cui facevano i movimenti di riscaldamento, mi rese per la prima volta nervoso per una gara. Specialmente quando vidi che alcuni avevano fisici che erano chiaramente ben al di là di quelli degli atleti della nostra fascia di età, e le loro gambe erano proprio parecchio più sviluppate delle mie. Quando scoprii che avrei gareggiato con loro, la sicurezza del pensiero “Ho il potere di sollevare le montagne e una forza che supera il mondo; mi impadronirò coraggiosamente del primo posto e non mollerò”, così come il “potere primordiale” racchiuso nel mio corpo, svanirono in un istante senza lasciare traccia. Ma a quel punto non potevo già più ritirarmi, e potevo solamente raccogliere la mia determinazione ed entrare nel terreno di gioco. Ai 100 metri maschili partecipavano in tutto otto squadre, e nel primo round solo i primi due membri di ogni squadra si sarebbero qualificati alle semifinali. Alla fine, gli otto atleti con i risultati migliori avrebbero gareggiato per il trofeo, per il secondo posto e per altri premi. Io fui inserito nel settimo gruppo, e guardando gli altri atleti del mio gruppo mi accorsi che avevano tutti pelle scura e costituzione robusta, e questo mi fece provare per la prima volta una tensione fortissima. I primi sei gruppi avevano già finito di correre, e presto sarebbe stato il nostro turno di entrare in campo. Con cuore agitato, presi il mio posto sul tracciato di gara. In quel momento, mi resi conto che nei movimenti di riscaldamento non avevo ancora fatto stretching. Sconvolto, stirai rapidamente alcuni muscoli, ma non c’era già più tempo sufficiente a prepararmi, così misi i piedi sui blocchi di partenza, stesi i palmi in fuori sulla linea, ed attesi che l’arbitro chiamasse. “Tutti quanti… sui blocchi… pronti”. Nei pochi secondi di attesa del colpo di pistola, fu come se fosse passato un secolo. Il sole mi bruciava la pelle e le dita mi dolevano perché sostenevano il peso del corpo, ma ciò che sentii più profondamente furono il nervosismo indimenticabile e le pulsazioni del mio cuore. Una volta, il mio allenatore disse che il nervosismo prima di un incontro può migliorare la performance, ma io ebbi l’impressione che quel tipo di nervosismo mi sarebbe stato fatale. Era come se il mondo intero fosse silenzioso, e l’unica cosa che sentivo fosse il battito del mio cuore che faceva “bum bum, bum bum…”. Alla fine la pistola sparò, e istintivamente spostai le gambe, mossi le braccia e mi scagliai in avanti. Ma in qualche modo un tendine della coscia sinistra sembrava complicarmi volutamente le cose. Sentii chiaramente che ai miei passi mancavano la grazia e la velocità aerea che avevo avuto in pista in precedenza. Presto nel mio campo visivo notai due atleti, ai miei lati, che mi avevano superato di svariate lunghezze, e mi agitai rapidamente. Mi slanciai in avanti con tutta la mia potenza, ma non riuscivo a raggiungerli. Di solito, ero l’unico a superare gli altri, quindi com’era possibile che altri mi stessero battendo? In quel momento, la sicurezza che avevo prima dell’incontro crollò e svanì in un istante. Retrospettivamente, non ho idea di come riuscii a correre le poche decine di metri restanti. Ricordo solo che dopo aver corso raccolsi immediatamente le mie cose e abbandonai il campo.
Poiché ero arrivato terzo del mio gruppo, per me non c’era possibilità di proseguire e competere per le semifinali. Ero immerso nella disperazione e nello sconcerto, e mi sedetti da solo sugli spalti, perso nei miei pensieri, ripensando a ogni scena del mio ingresso in campo. Mi lamentai con me stesso, chiedendomi perché non mi fossi preparato meglio e fossi stato battuto da loro in questo modo. Allo stesso tempo, nel profondo del cuore, incolpai anche Dio, e pensai: “Dio! Perché, visto che credo in Te, non ho ricevuto da Te attenzioni speciali? Come hai potuto lasciare che fossi eliminato nel primo girone? …”. Dopo essermi depresso per un po’ di tempo, improvvisamente pensai a quello che mi aveva detto mia madre quel mattino: “Il risultato non è la cosa più importante; ciò che importa di più è imparare ad obbedire a Dio…”. Sì! Dio chiede alle persone, nella loro fede, di obbedirGli. Allora il mio stato d’animo pieno di biasimo svanì in un lampo, e rimasi seduto sugli spalti, pensando: “non ho ottenuto nessuno dei premi che mi aspettavo in origine, quindi non sono forse venuto qui oggi invano?”. A dir la verità, non del tutto. A considerarlo da un altro punto di vista, poter venire a partecipare alla gara comunale di atletica leggera ha ampliato la mia prospettiva e mi ha offerto delle esperienze di vita in più. Tutto questo non è stato organizzato da Dio, e non è stato Dio ad aggiungere sale al viaggio della mia vita? Cosa ancora più importante, questa esperienza mi ha portato a comprendere il vero significato dell’affermazione di Dio: “Se ti affidi alla tua conoscenza e capacità nelle tue imprese, sarai destinato sempre a fallire”. Tutto questo non è un vantaggio piuttosto raro? Non è tutta benedizione di Dio nei miei confronti? Così sussurrai nel mio cuore a Dio: “Dio! Anche se questo risultato, oggi, è stato contrario alle mie aspettative, e ho sofferto una certa perdita, Ti sono ancora grato e voglio obbedirTi. So che tutto ciò che disponi è positivo, ed è solo perché non Ti conosco che mi sono venute in mente incomprensioni e lamentele nei Tuoi confronti. Mi sbagliavo”. Queste poche, brevi frasi, sebbene non fossero in forma di preghiera, resero tuttavia il mio animo più tranquillo, e nel mio cuore c’erano molta pace e fermezza.
La cosa fantastica fu che, quando il mio cuore fu pronto ad obbedire, l’ambiente che mi circondava cambiò anch’esso, e si compirono davvero le parole di Dio: “Tutte le cose, senza eccezione alcuna, vive o morte, si muovono, mutano, si rinnovano e scompaiono secondo il pensiero di Dio. Questo è il modo in cui Dio governa su tutte le cose” (“Dio è la sorgente della vita dell’uomo” in La Parola appare nella carne). Poco dopo, uno studente passò di corsa e mi disse: “Il tuo nome è apparso sul tabellone delle semifinali”. Dopo averlo sentito, semplicemente non ci credetti. Mi precipitai lì frettolosamente per vedere i risultati. Con mia grande sorpresa, scoprii che nella squadra ero arrivato al terzo posto per via di una deroga, ed ero entrato nelle semifinali! (Più tardi, venni a sapere che l’atleta che aveva ottenuto il primo posto aveva partecipato a un’altra gara, così era stato squalificato dalle semifinali). In cuor mio ero molto tranquillo, perché mi ero reso conto chiaramente che tutto questo era stato ordinato da Dio. Nelle gare seguenti, appresi a fare affidamento su Dio e misi nelle Sue mani i risultati degli incontri. Obbedii alla sovranità di Dio e alla fine ottenni il quinto posto.
A quel punto, i risultati della gara non erano già più la cosa più importante per me. Ciò che importava era che, dopo l’esperienza, la mia fede in Dio fosse aumentata notevolmente. Seppi chiaramente che se una persona, nelle proprie sfide, fa affidamento sulle proprie forze, è destinata necessariamente alla sconfitta. La sovranità e l’organizzazione di tutto sono nelle mani di Dio. Finché ci si mantiene dipendenti da Dio, e si conserva interiormente un cuore che Gli obbedisce in qualunque cosa si faccia, si può restare calmi e tranquilli davanti al successo e alla sconfitta. Si può anche ricevere la Sua benedizione. È proprio come dice la parola di Dio: “Poiché la gente non riconosce le disposizioni e la sovranità di Dio, affronta sempre il destino con aria di sfida, con un atteggiamento ribelle, e desidera sempre scavalcare l’autorità e la sovranità di Dio e le cose che il destino ha in serbo, sperando invano di cambiare le circostanze e di modificare il destino stesso. Ma non potrà mai riuscirci; sarà sconfitta in ogni momento. Questa lotta, che avviene nel profondo della propria anima, è dolorosa; il dolore è indimenticabile; e la persona non fa che sprecare la sua vita. … Ma quando le conosci veramente, quando riconosci sinceramente che Dio ha l’autorità sul destino umano, quando capisci autenticamente che tutto quello che Dio ha progettato e deciso per te è un grande beneficio e ti protegge, allora senti che il dolore si alleggerisce gradualmente e che tutto il corpo diventa rilassato, libero e leggero” (“Dio Stesso, l’Unico III” in Continuazione di La Parola appare nella carne). Ripensando a me stesso, prima e dopo la gara, quando non conoscevo la sovranità di Dio e volevo fare affidamento sulla mia forza personale per cercare di ottenere il primo posto, c’era uno scollamento fra quello che mi aspettavo e i risultati che si manifestavano. Nel cuore avevo un dolore indescrivibile; ma quando mi resi conto che Dio è il sovrano di tutto, e volli obbedirGli, cercando di individuare l’intenzione di Dio, la compresi, e anche il mio punto di vista cambiò. Non vissi più nel dolore di aver perduto il premio e la gloria, ma, grazie a questa sconfitta, ebbi invece vera comprensione e vera esperienza della parola di Dio. Guadagnai qualcosa di vero, e nel cuore ottenni rilassamento e sollievo. Dopo quest’evento, praticai l’obbedienza a Dio in molti ambiti, e scoprii sempre più che quando io obbedivo a Dio, anche se a volte le cose in realtà non andavano come desideravo, avevo tuttavia nel cuore una sensazione del tutto diversa di tranquillità e sollievo. Ancor più nella vittoria e nella sconfitta, provai in prima persona l’autorità e la sovranità di Dio e vidi i Suoi atti meravigliosi. Sentii nel profondo che obbedirGli era davvero bello!
La parola di Dio Onnipotente dice: “Dio esercita la Sua autorità in qualsiasi momento, manifesta la Sua potenza, continua la Sua opera come sempre; regola costantemente tutte le cose, provvede loro, le dispone, come ha sempre fatto. Nessuno può cambiare questa verità. È una realtà; Egli è la verità immutabile da tempo immemore! … Tutte le cose poste sotto le disposizioni e la sovranità di Dio obbediscono a leggi naturali e se decidi di permette a Dio di organizzare e disporre tutto per te, dovrai imparare ad aspettare, a cercare e a sottometterti. Questo è l’atteggiamento che deve assumere chiunque desideri sottostare all’autorità divina, la qualità fondamentale che deve possedere ogni persona che vuole accettare la sovranità e le disposizioni di Dio” (“Dio Stesso, l’Unico III” in Continuazione di La Parola appare nella carne). “Puoi sottometterti all’ambiente di ogni giorno che Dio prepara e a ogni giorno di vita che Egli ti dà, permettendoGli di guidarti, puoi vivere molto felicemente e serenamente in Sua presenza, Gli consenti di guidarti e sei in grado di sottometterti alla Sua sovranità. Se possiedi questo tipo di attitudine, allora arriverai a capire senza alcuno sforzo consapevole che tutto questo è sotto il comando di Dio” (“Una persona può vivere la vita con dignità solo sottomettendosi a Dio e temendoLo” in Registrazione dei discorsi di Cristo). Più feci esperienza, più imparai che obbedire a Dio è un’impresa eccellente, molto migliore di tutte le materie scolastiche. È ciò che è più degno di essere appreso ed approfondito con cura, per chiunque. Poco importa che le cose in cui ci si imbatte siano grandi o piccine, tutte sono soggette alla sovranità dell’autorità di Dio. Che lo si senta oppure no, Egli è con noi e controlla ogni cosa. Finché riusciremo ad avere fede nella sovranità di Dio in tutto quello che incontriamo, e sapremo obbedire a tutto ciò che Egli controlla e dispone, saremo capaci di vedere che tutto quello che Egli organizza per noi è per il meglio. Saremo in grado di affrontare con calma ogni persona e ogni cosa con cui siamo alle prese, e di vivere felici nella presenza di Dio. Siano rese grazie a Dio Onnipotente! Ogni onore e gloria siano a Lui!