Dopo essere stato crocefisso ed essere risorto, il Signore Gesù apparve ai Suoi discepoli per 40 giorni, periodo durante il quale molte cose accaddero tra loro. Per citarne una: il Signore mangiò il pane con loro, mangiò il pesce e spiegò loro le Scritture. Tuttavia, in quel periodo il Signore Gesù disse cose diverse a Pietro e a Tommaso, cosa di cui raramente si trova una spiegazione ma che ha certamente un significato più profondo. Quali erano le intenzioni di Dio nascoste nelle parole rivolte ai due discepoli? È una questione su cui vale la pena riflettere attentamente.
La Bibbia ci dice che uno dei discepoli non credette alla resurrezione del Signore Gesù finché non Lo vide con i suoi occhi e toccò i segni lasciati dai chiodi con le sue mani. Quel discepolo era Tommaso. Cosa disse Gesù Cristo a Tommaso dopo essere resuscitato? Il Signore Gesù disse: “Perché m’hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non han veduto, e hanno creduto” (Giovanni 20:29). In passato avevo sempre inteso queste parole alla lettera. Allora, però, non conoscevo la volontà nascosta di Dio, che ho inteso leggendo questo paragrafo: “Prima della crocifissione, Tommaso aveva sempre dubitato che il Signore Gesù fosse Cristo e non era riuscito a convincersene. La sua fede in Dio si basava soltanto su ciò che poteva vedere con i propri occhi e toccare con le proprie mani. Il Signore Gesù conosceva bene la fede delle persone di questo tipo. Esse credevano solo nel Dio dei cieli, non in Colui che era stato mandato da Dio, nel Cristo fattoSi carne, né Lo avrebbero accettato. Affinché Tommaso prendesse atto e credesse nell’esistenza del Signore Gesù e ammettesse che Egli era davvero il Dio incarnato, Gesù gli consentì di allungare la mano e di toccarGli il costato. […] La manifestazione del Signore Gesù e le Sue parole offrirono una conclusione, e un verdetto sulla fede di coloro che erano pieni di dubbi. Egli usò le Sue parole e azioni effettive per dire agli scettici, a coloro che credevano soltanto nel Dio dei cieli ma non in Cristo: ‘Dio non ha lodato la loro fede né il loro seguire, che era pieno di dubbi’. Il giorno in cui avrebbero creduto totalmente in Dio e in Cristo avrebbe potuto essere soltanto quello in cui Dio avrebbe completato la Sua grande opera. Naturalmente, sarebbe stato anche il giorno in cui il loro scetticismo avrebbe ricevuto un verdetto. Il loro atteggiamento verso Cristo determinò il loro destino; il loro scetticismo ostinato implicava che la loro fede non avesse portato loro alcun esito, e la loro inflessibilità implicava che le loro speranze fossero vane. Poiché la loro fede nel Dio dei cieli si alimentava di illusioni, e il loro scetticismo verso Cristo era il loro reale atteggiamento verso Dio, anche se avevano toccato i segni dei chiodi sul corpo del Signore Gesù, la loro fede era ancora inutile e il loro destino si poteva soltanto definire una battaglia infruttuosa e vana. […] Tommaso rappresenta un tipo di persona che crede in Dio ma Ne dubita. Questi individui hanno una natura sospettosa e un cuore sinistro, sono infidi e non credono nelle cose che Dio può portare a termine, nella Sua onnipotenza e nel Suo governo, e non credono nel Dio incarnato. Per loro, tuttavia, la resurrezione del Signore Gesù fu uno schiaffo in pieno viso, e diede loro anche l’opportunità di scoprire e di riconoscere il proprio scetticismo e di ammettere la propria slealtà, arrivando così a credere davvero nell’esistenza e nella resurrezione del Signore Gesù. Ciò che successe a Tommaso fu un avvertimento e un monito per le generazioni future, cosicché altre persone potessero evitare di essere scettiche come lui e, se lo fossero state, sarebbero sprofondate nell’oscurità. Se segui Dio ma, come Tommaso, vuoi sempre toccare il costato del Signore e sentire i segni dei chiodi per confermare e verificare l’esistenza di Dio e per fare supposizioni al riguardo, Dio ti abbandonerà. Dunque il Signore Gesù chiede alle persone di non essere come Tommaso, capaci di credere soltanto a ciò che riescono a vedere con i propri occhi, bensì di essere pure e oneste, di non nutrire dubbi su Dio, ma di limitarsi a credere in Lui e a seguirLo. Gli individui di questo tipo sono benedetti. Questa è una prescrizione molto piccola fatta dal Signore Gesù agli uomini, e un avvertimento per i Suoi seguaci” (“L’opera di Dio, l’indole di Dio, e Dio Stesso III”).
Queste parole di Dio mi hanno fatto capire che sebbene Tommaso credesse nel Signore Gesù, Lo vide compiere molti miracoli e ascoltò molti dei Suoi sermoni, in realtà aveva sempre dubitato in cuor suo che Gesù fosse l’incarnazione di Dio. I suoi dubbi furono chiari soprattutto in seguito alla crocefissione. Fu palese che era un miscredente, che seguiva Cristo senza credere in Lui. Anche se quando allungò la mano e toccò i marchi lasciati dai chiodi si convinse che Gesù risorto era Cristo, Tommaso era già stato condannato da Dio. Le parole di Dio dimostrano chiaramente che Egli non fu contento dell’attitudine di Tommaso, e non lo considerava un Suo seguace. Dio apparve ai discepoli e disse subito queste parole a Tommaso, come giudizio e monito per lui e per tutte le persone come lui, che adulavano il Signore Gesù ma per tutto il tempo avevano dubitato della Sua identità. Credevano nel Dio in cielo e nelle loro concezioni personali. Non credevano nella venuta di Cristo sulla Terra, né che Dio incarnato avesse una tale autorità e potere. Questo loro modo di pensare ha fatto sì che venissero abbandonate ed eliminate da Dio. Ho capito che Dio spera che non nutriamo sospetti e che non basiamo la nostra fede su ciò che vediamo con gli occhi, ma piuttosto che possiamo riconoscere la vera identità di Dio incarnato, confermare la Sua apparizione e sottometterci all’opera e alle parole di Cristo. Penso: quanti fedeli credono sinceramente in Dio? Quanti fedeli credono in un Dio vago? Riconoscono il Dio nel cielo e credono che Lui abbia grande potere e autorità, ma nutrono grandi dubbi riguardo al Dio in Terra, la Sua incarnazione. Non credono che Dio incarnato abbia l’autorità e l’abilità, non credono che possa fare qualunque cosa. Il Signore Gesù ha avvertito Tommaso, e in realtà ha avvertito tutti noi, su come porci di fronte alla realtà di Dio incarnato. La nostra fede è piena di dubbi come quella di Tommaso? Queste sono questioni molto importanti, e ora dovrebbero essere chiare.
In seguito alla resurrezione, il Signore Gesù chiese di Pietro e lo incaricò di svolgere alcuni compiti. In più di un’occasione, Gesù disse a Pietro: “Simon di Giovanni, m’ami tu? […]”. È materiale di riflessione: perché il Signore ha rivolto questa domanda a Pietro molte volte, ma mai agli altri discepoli? Perché il Signore ha detto cose completamente diverse a Pietro e a Tommaso? Deve esserci un significato più profondo. Cosa ha volute dirci il Signore, tramite le parole che ha rivolto a Pietro? Le parole di Dio dicono: “In confronto a ‘porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente’ – le parole che il Signore Gesù disse a Tommaso dopo la resurrezione –, la triplice ripetizione della domanda a Pietro – ‘Simon di Giovanni, mi ami tu?’ – consente alle persone di percepire meglio la severità del Suo atteggiamento e il senso di urgenza che Egli provò in quel momento. […] È un quesito ricco di spunti e di significato, che non può evitare di suscitare rimorso e paura in ogni seguace di Cristo, ma anche di fargli percepire lo stato d’animo angosciato e afflitto del Signore Gesù. Quando i seguaci attraversano un momento di grande dolore e sofferenza, sono più capaci di comprendere la preoccupazione e la sollecitudine del Signore Gesù Cristo; si rendono conto del Suo scrupoloso insegnamento e delle Sue rigide prescrizioni per le persone pure e oneste. La Sua domanda permette agli uomini di percepire che le Sue aspettative su di loro, rivelate da queste semplici parole, non impongono solo di credere in Lui e di seguirLo, ma anche di raggiungere l’amore, di amare il tuo Signore, il tuo Dio. Questo tipo di amore è premuroso e obbediente. Spinge gli esseri umani a vivere per Dio, a morire per Lui, a dedicarGli ogni cosa, a spendersi e a dare tutto per Lui. Questo tipo di amore dà anche conforto a Dio, permettendoGli di ricevere testimonianze e di riposare. È lo strumento che gli uomini hanno per ripagarLo, è una loro responsabilità, un loro obbligo e dovere, ed è una via che essi devono seguire per tutta la vita. Queste tre domande furono una prescrizione e un’esortazione che il Signore Gesù fece a Pietro e a tutte le persone che sarebbero state rese perfette. Furono questi tre interrogativi a spingere e a motivare Pietro a completare il suo cammino nella vita, e furono i quesiti posti dal Signore Gesù al momento del Suo commiato a indurlo a intraprendere il cammino verso la perfezione, a spingerlo, grazie all’amore per il Signore, a prendersi cura del Suo cuore, a obbedirGli, a offrirGli conforto e a consacrarGli tutta la propria vita e tutto il proprio essere” (“L’opera di Dio, l’indole di Dio, e Dio Stesso III”).
So, dalle parole di Dio, che la ragione per cui il Signore rivolse a Pietro quella domanda è che Egli nutriva aspettative su Pietro e voleva affidargli dei compiti; Pietro era una persona onesta e innocente, non come Tommaso che dubitava del Dio incarnato. Pietro prestava più attenzione alle parole di Gesù, tutto il tempo, e le metteva in pratica. Rinnegò il Signore tre volte, ma Egli sapeva che si trattava solo di debolezza temporanea della carne e che non definiva la vera natura di Pietro, al contrario di Tommaso. Dio ebbe pietà della debolezza di Pietro e non lo condannò. La conversazione avvenuta tra Gesù e Pietro dopo la resurrezione mostra le aspettative di Dio nei confronti delle persone, la Sua speranza che esse possano amarLo proprio come Pietro. Dio voleva che Pietro non fosse soddisfatto dal semplice seguirLo, soffrire e impegnarsi per Lui. Ma ancor più, nel suo seguire Dio Pietro doveva imparare a ricercare l’amore per Dio, portarne testimonianza e seguire la Sua via della vita. Questo è il compito principale che dovrebbero svolgere tutte le creature di Dio. Pietro fu ispirato dai compiti assegnatigli da Gesù, percepì profondamente le più sincere intenzioni di Dio e comprese il suo dovere e le sue responsabilità. Considerò i compiti che gli erano stati affidati come un suo dovere, si prefisse l’obiettivo di soddisfare le richieste del Signore e offrì il suo intero essere per la causa, sperimentando numerose sofferenze e imprigionamenti per tutta la vita. Alla fine fu crocefisso a testa in giù per il Signore, per il quale aveva testimoniato splendidamente fino alla propria morte, così da diventare immagine nei secoli di persona degna dell’approvazione di Dio, nonché un esempio per i posteri.
Vedendo le aspettative di Dio per Pietro, e come invece ha condannato Tommaso, dovremmo ponderare bene sulle nostre scelte. Vuoi credere in un vago Dio in cielo e comportarti come Tommaso, dubitando del Dio incarnato? O sarai come Pietro, una persona innocente e onesta che pratica secondo le parole di Dio, Lo segue fedelmente, Lo ama e soddisfa la Sua volontà con anima e corpo per tutta la vita? Che tipo di persona vuoi essere?