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Come è riuscita una bambina di 9 anni a sopravvivere dopo essere caduta accidentalmente in un pozzo

Traduzione di Michela Belatti

Quando ero piccola ho imparato a credere in Dio da mia madre, perciò sono stata cresciuta sotto la protezione del Signore. Ogni volta che leggo il passo della Bibbia che dice, Poiché tu hai detto: “O Jahvè, tu sei il mio rifugio; tu hai preso l’Altissimo per il tuo asilo, male alcuno non ti coglierà, né piaga alcuna s’accosterà alla tua tenda. Poiché egli comanderà ai suoi angeli di guardarti in tutte le tue vie. Essi ti porteranno in palma di mano, che talora il tuo piè non urti in alcuna pietra” (Salmi 91:9-12). Ricordo la scena di me salvata dal Signore quando, durante la mia infanzia, caddi in un pozzo.

Avevo nove anni, era una serata autunnale e aveva appena piovuto quando andai da sola nell’orto a cogliere le verdure. L’orto era abbastanza lontano da casa, e siccome avevo paura del buio volevo tornare prima che calasse la notte, così allungai il passo lungo il sentiero fangoso…

Mentre stavo camminando, improvvisamente calpestai qualcosa e sentii che era morbido e che si muoveva. Rendendomi conto che era un serpente, lanciai un urlo e iniziai a correre verso il giardino. Ma il sentiero era talmente scivoloso che non riuscivo assolutamente a correre, potevo solo camminare a passo sostenuto. Tuttavia, una volta raggiunta l’entrata, il mio piede scivolò e, con mio grande spavento, caddi in un pozzo!

L’acqua nel pozzo superava i due metri di profondità. Nel momento in cui caddi, colai a picco ingurgitando acqua. Non sapendo nuotare agitai le braccia invano. Mi sentivo indifesa e pensai: “Non c’è nessuno qui. Probabilmente affogherò in questo pozzo”.

In quel momento ricordai il potente Signore Gesù. Solo Lui poteva salvarmi, così iniziai a chiamarLo. Tuttavia realizzai subito di non poter aprire la bocca, altrimenti l’acqua mi avrebbe soffocata, quindi premetti saldamente le labbra e trattenni il fiato. Nel frattempo cercai con tutta me stessa di aggrapparmi alle pietre del pozzo e di spingermi fuori dall’acqua. Ma le pietre erano scivolose, essendo ricoperte di muschio, ed io non riuscivo ad aggrapparmi. Inoltre il movimento dell’acqua formava delle onde che mi facevano vacillare, il che rendeva ancora più impossibile aggrapparmi. Successivamente, con gran difficoltà, afferrai una pietra e cercai di arrampicarmi, ma purtroppo scivolai e finii nuovamente sul fondo del pozzo. A quel punto, spaventata, fui ancor meno capace di trattenere il respiro e l’acqua mi entrò in bocca. Respirare si fece difficile e pensai che sarei annegata.

Comunque, non abbandonai la speranza di sopravvivere. Così chiamai il Signore con più entusiasmo, chiedendo a Lui di darmi più forza. Dopo aver pregato acquistai di nuovo sicurezza. Trattenni il respiro, afferrai una pietra e mi arrampicai di nuovo. Poiché c’era troppo muschio sulle pietre, e avendo paura di cadere nuovamente sul fondo se avessi perso la presa, cercai disperatamente un punto d’appoggio vicino a me. All’improvviso trovai una pietra su cui appoggiarmi e mi spinsi su per la parete del pozzo.

Sembrò passare un’eternità, ma finalmente emersi dall’acqua. Era buio ormai. Siccome avevo trattenuto il respiro per troppo tempo, ero ansimante e senza fiato. Avevo la pancia piena d’acqua e il mio corpo era fiacco. Guardando l’apertura del pozzo sopra di me e la fredda acqua sotto di me, avevo paura di non avere abbastanza forza per arrampicarmi e di perdere la presa, cadendo così nuovamente nell’acqua. Se fosse accaduto ancora avrei consumato tutte le energie e sarei annegata. In quel momento capii che solamente Gesù avrebbe potuto salvarmi, così Lo chiamai di nuovo per chiederGli di darmi ancor più fede e forza per potermi arrampicare fino in cima al pozzo.

Mi riposai per qualche minuto. Dopo aver recuperato un po’ di energie, iniziai ad arrampicarmi. Ma si stava facendo tardi, nel pozzo era buio ed io non riuscivo a vedere dove fossero le rocce. Usai i piedi per testare quali fossero le pietre su cui poggiarmi, e iniziai lentamente a salire. Disposi i miei piedi molto attentamente e chiamai il Signore.

Infine, sotto la cura e protezione del Signore, raggiunsi la cima del pozzo e mi issai con grande sforzo fino sopra il suolo. Bagnata fradicia, mi sedetti accanto al pozzo e lentamente ripresi forza. Mi guardai intorno: era buio come la pece e non c’era nessuno. Il vento autunnale soffiava ed io sentivo freddo. Eppure non ero per niente spaventata; mi sentivo tranquilla perché nel mio cuore sapevo chiaramente che Gesù era al mio fianco. Fu la Sua cura e protezione che mi aiutò a scappare. Ringraziai Dio per avermi salvata. Fu solo grazie al Signore che rafforzò la mia fede e la mia perseveranza che io seppi uscire sana e salva dal fondo del pozzo.

Ripensando a questa esperienza, mi rendo conto che essere caduta nel pozzo mi ha fatto capire che nel momento cruciale tra la vita e la morte solo Dio è la mia roccia. Come la Bibbia dice: “Jahvè è la mia ròcca, la mia fortezza, il mio liberatore; il mio Dio, la mia rupe, in cui mi rifugio, il mio scudo, il mio potente salvatore, il mio alto ricetto” (Salmi18:2). Ringrazio il Signore e Salvatore Gesù per avermi graziato con la Sua redenzione! Ringrazio la cura e la protezione del Signore per avermi salvata. Tutta la gloria sia per il Signore!

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